ISTITUTO ITALIANO FERNANDO SANTI SEDE REGIONALE EMILIA ROMAGNA |
Luciani dell'Istituto Santi interviene sugli organi di rappresentanza degli italiani all'estero
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Riceviamo dal presidente dell´Istituto Fernando Santi, Luciano Luciani, che è anche membro della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, un intervento sul ruolo delle Consulte regionali e degli organi di rappresentanza degli italiani all´estero, che pubblichiamo.
"L’Istituto Italiano Fernando Santi, unitamente alle sue articolazioni in Italia e all’estero e alle loro rappresentanze nella Consulte regionali, ha posto con forza, nel corso degli ultimi anni, la questione del rapporto e del collegamento tra le comunità di italiani residenti all’estero, l’associazionismo e gli organi di rappresentanza quali i COMITES, il CGIE e le Consulte regionali. Si è evidenziato che più è debole il rapporto tra l’associazionismo e i loro organi di rappresentanza, tanto più deboli diventano le associazioni e gli stessi organi di rappresentanza istituzionale. L’attuale situazione pone sempre con più evidenza l’inadeguatezza di tali organi, sia sul piano dell’organizzazione che dei poteri loro attribuiti. L’Assemblea dell’Istituto Italiano Fernando Santi del 12 dicembre 2000 a Roma, a conclusione dei lavori della Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo, evidenziava che pur essendo state poste al centro del dibattito questioni estremamente importanti, quali l´esercizio del voto da parte degli italiani all´estero, sono apparsi assolutamente insufficienti sia i riferimenti relativi al ruolo dell´associazionismo - che resta il collegamento essenziale delle diverse comunità - che quelli riguardanti il ruolo dei consultori regionali, dei rappresentanti delle associazioni, dei sindacati e dei patronati, i quali tutti costituiscono realtà fondamentali per raccogliere e valorizzare le significative esperienze sin qui maturate. Nel corso dei lavori della I Conferenza Stato-Regioni-Provincie Autonome-CGIE del marzo 2002, evidenziavo che nella bozza del documento finale mancava ogni riferimento alle Consulte regionali e alle associazioni regionali ed inoltre che l’azione policentrica sviluppata talvolta dal CGIE, che marginalizzava il ruolo delle Consulte regionali e dell’associazionismo, avrebbe finito per indebolire la stessa funzione di rappresentanza del CGIE. Il documento finale approvato, oltre ad un breve richiamo alle Consulte regionali inserito a seguito del mio intervento, individuò come obiettivo prioritario una legge quadro in materia, la modifica alla legge del CGIE, l’istituzione del Fondo Monetario, lo Sportello Unico per l’internazionalizzazione e il Segretariato permanente della Conferenza. A distanza di oltre un anno, il 19 novembre 2003, il Segretario Generale del CGIE, Franco Narducci, presentando la relazione all’Assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, avvertiva l’Assemblea sulla necessità di avviare una riflessione sul ruolo del CGIE e "sulle difficoltà deludenti che viviamo da diversi mesi" per ritardi e disattenzioni delle Istituzioni, evidenziando, altresì, che il CGIE ´deve rivedere criticamente le proprie strategie e propositi´. Gli obiettivi programmatici posti dalla I Conferenza sono stati poi disattesi, sia nella fase preparatoria e di elaborazione della II Conferenza che conseguentemente nel corso dei lavori della II Conferenza stessa, tenuta nel 2005. La II Conferenza, vanificando la volontà delle sue norme istitutive, non ha espresso indirizzi e linee programmatiche e si è limitata ad individuare quattro aree tematiche da sviluppare e approfondire in vista della III Conferenza che si terrà nel 2008: riforma dello Stato, internazionalizzazione, lingua e cultura, socialità. Si rende pertanto necessario e urgente assicurare all’associazionismo una maggiore presenza e partecipazione nell’organizzazione e gestione della cabina di regia della Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, dei seminari tematici e della prossima III Conferenza del 2008. Nel corso degli ultimi anni un attacco ai poteri riconosciuti all’associazionismo ed alle Consulte regionali è stato più volte posto da talune Regioni, attraverso le leggi adottate e, dove ciò non è avvenuto, limitando il funzionamento e l’esercizio del ruolo delle Consulte e dei loro organi esecutivi, mentre la determinazione delle rappresentanze del nuovo CGIE operata dal Governo nazionale veniva censurata dal TAR Lazio, paralizzandone l’attività. Le Consulte restano comunque oggi il più significativo strumento di azione e di collegamento tra le diverse realtà regionali e le comunità italiane all’estero. La nuova legge regionale sugli emiliano-romagnoli nel mondo valorizza il ruolo della Consulta, dell’associazionismo in Emilia Romagna e all’estero, degli enti locali, delle Istituzioni culturali, segnando una precisa inversione di tendenza nella legislazione più recente. Spetta alle rappresentanze della Regione Emilia-Romagna, che esprime la presidenza della Conferenza Stato-Regioni-PA, farsi carico di sollecitare e promuovere un percorso che caratterizzi marcatamente questa tendenza, nelle diverse realtà territoriali, per recuperare il terreno perduto. I consultori che si andranno ad insediare a Rimini, nei giorni 2 e 3 febbraio 2007, con la capacità di guida e di impegno del presidente Silvia Bartolini, sapranno sviluppare il loro ruolo e porsi all’avanguardia del dibattito politico, che dovrà segnatamente riguardare il rapporto tra le comunità italiane, l’associazionismo e le rappresentanze parlamentari elette all’estero, le istituzioni italiane e gli organi di rappresentanza degli italiani all’estero, nonché il nuovo impianto legislativo dei COMITES, del CGIE e delle Consulte regionali". |
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