|
Il presidente della Consulta degli emiliano romagnoli nel mondo dovrebbe essere o il Presidente della Regione o un assessore delegato: questo, in sintesi, quanto sostenuto da Luciano Luciani, presidente dell’Istituto Italiano Fernando Santi, in una lettera inviata ai Capigruppo dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna.
"L’Istituto Italiano Fernando Santi e la sua articolazione autonoma in Emilia Romagna – vi si legge – in più circostanze e nel corso delle ultime tre legislature, ha evidenziato l’anomalia esistente, rispetto alle altre Regioni, in materia di corregionali all’estero, in quanto la legge regionale 3/2006, come quella precedente, prevede la possibilità, da parte della Giunta Regionale, di nominare quale Presidente della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo un soggetto esterno alla Giunta Regionale stessa. La Giunta Regionale, nelle altre Regioni, esprime il Presidente della Consulta nella persona del Presidente della Regione o dell’Assessore delegato in materia, rafforzando così il ruolo della Consulta e l’interlocuzione della Regione con le rappresentanze sociali delle comunità emigrate (associazioni, patronati, ecc.) presenti nella Regione e nei diversi Paesi".
"Tale situazione – per Luciani – appare contraddittoria, atteso che, a buona ragione e a differenza di gran parte delle altre Regioni, la Consulta Regionale degli emiliano-romagnoli nel mondo è incorporata nel Servizio Relazioni Internazionali, condotto egregiamente dal responsabile Marco Capodaglio, malgrado la duplicazione di ruoli e competenze connesse al funzionamento della Consulta. Va aggiunto che, a seguito dell’entrata in vigore della legge 3/2006 sono ammessi a finanziamento, oltre che i progetti presentati dagli Enti Locali e dalle associazioni operanti in Emilia Romagna, anche le associazioni operanti all’estero e che i finanziamenti dei tre diversi soggetti, negli ultimi due anni, complessivamente non hanno superato l’esiguo importo di € 200.000,00".
"Va precisato – scrive ancora il Presidente dell’IIFS – che, a differenza di quanto previsto dalle norme delle altre Regioni, al Presidente della Consulta, oltre agli emolumenti dovuti e al rimborso spese spettante per la rappresentanza e la partecipazione ad eventi in Italia e all’estero, è consentito promuovere e realizzare attività all’estero, che impegnano ulteriori risorse, da parte di un organo di carattere consultivo, che finisce così per assumere un ruolo di mera interposizione tra il mondo dell’associazionismo e le istituzioni regionali, ancorchè un elemento neutro di riferimento e di rafforzamento della “rete” esistente, ai diversi livelli territoriali, tra le comunità e le loro associazioni. A riprova basta leggere sul sito degli emiliano-romagnoli nel mondo i lavori della recente Consulta, per rilevare che non sono riportati, per il ruolo marginale assunto, gli interventi e il prezioso contributo fornito dai Consultori nel corso del dibattito".
"Tutto quanto sopra premesso – aggiunge Luciani – si evidenzia l’esigenza che, a seguito del dibattito e del confronto delle rispettive posizioni che saranno espresse dai gruppi consiliari in Assemblea e in Commissione, l’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna conservi, valorizzi, snellisca la Consulta e assegni il ruolo di Presidente di questo importante organo al Presidente della Regione o all’Assessore delegato, attraverso un semplice emendamento al punto a) dell’art.11 della l.r. 3/2006 che precisi che il Presidente della Consulta è il Presidente della Regione o l’Assessore delegato, modificando conseguentemente l’art.21 e sopprimendo l’art.22, riducendo sostanzialmente i conseguenti oneri finanziari e impedendo la nomina di un possibile “esterno”, che è diventata prassi costante in ciascuna legislatura".
"Questa – conclude – è la possibile necessaria risposta concreta che si appalesa, mentre non appare coerente alla tradizione e al patrimonio storico-culturale comune delle forze politiche della Regione rappresentate nell’Assemblea Legislativa ipotizzare la soppressione della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, la cui significativa funzione è ben nota alle rappresentanze politiche e istituzionali, anche ai fini della promozione e del sostegno alle relazioni internazionali, di cui la Regione medesima detiene il primato tra le Regioni italiane, grazie anche all’apporto assicurato dalle comunità emiliano-romagnole all’estero". (aise) |
|